martedì 10 marzo 2009

SALUTE - Seconda parte: igiene personale e battaglie campali.

Bene, vi ho informato sulla sanità spagnola, adesso passiamo all'igiene personale. Inizio subito dallo scoglio duro (da digerire), per passare poi una classica caduta dalle nuvole.

Il giorno in cui sono entrato in questo appartamento condiviso (piso compartido) vengo subito avvisato dalla mia compañera Edurne di stare attento alle cucarachas (piattole). Nel caso ne avessi incontrata una, non avrei dovuto pestarla; ma ucciderla con l'insetticida. Questo per evitare che le altre piattole vengano attratte dal odore dell'amica morta. Ovviamente, non avendo mai avuto problemi con le piattole, prendo in giro la mia amica cominciando a canticchiare la famosa canzoncina (testo).

L'avvertimento era un pò anticipato, infatti per tutto l'inverno non ne troviamo; però, appena inizia il calore primaverile, le uova si schiudono e....

Mi sveglio un mattina a pancia in giù. Dal letto, senza occhiali, noto una vaga macchia marrone sul pavimento. Che curioso: ieri notte non c'era. Chiudo e riapro gli occhi, la macchia sembra muoversi. Sbatto ancora gli occhi, la macchia non c'è più. Spengo la sveglia. Riguardo per terra. Rieccola. Mi metto gli occhiali. E' una piattola di mezzo chilo. Poco prima mi era sparita, perché è marrone come alcune mattonelle di camera. So che non posso ucciderla con una ciabattata, quindi mi dirigo a cercare un insetticida. Torno con l'insetticida, ma lei non c'è più, la cerco pure sotto il letto fra le valigie. Non la trovo, vado a fare colazione; quando torno è lì nuovamente. A quel punto con l'insetticida già sul tavolo la faccio fuori, e lei soffre le pene della morte chimica

Gli incontri si susseguono.
Ero in bagno, noto una strana macchia fra il pavimento e il muro. Dico: "Ostia puta (porca puttana), otra cucaracha!" La tipa però mi sente, e offesa, comincia a rincorrermi. Io la evito per non pestarla (NON STIACCIARE, MA INTOSSICARE) ma quella continua imperterrita a cercarmi. Con due balzi successivi, riesco fortunatamente a guadagnare la porta e a chiuderla dentro. Uscito dal bagno, batto alla porta del mio compañero d'appartamento: "Esci, abbiamo una altra piattola".
Appena detto, passo per il corridoio per raggiungere gli insetticidi, quando incrocio lo sguardo con un altro piattolone. "Cazzo è stasera", penso. Questa volta la piattola ha paura, si ferma e si nasconde nel ombra. Prendo le bombellette di insetticida, torno indietro, noto che la seconda è sempre dove l'avevo lasciata, bene. Incuriosito il mio amico (Pierre) esce dalla stanza, lo assalgo porgendoli una bomboletta, "ci sono due piattole, quella grossa è tua", risponde "Joder (cazzo)!". Lo lascio alla sua missione, io rientro nel bagno. La piattola non c'è; "Si nasconde nell'oscurità", penso. Infatti, è dietro al cesso. Mi vede e mi riattacca, ma stavolta sono armato. Le sparo diretto in faccia senza esitazione. La bestia, nel pieno della avanzata, non si ferma alle prime ferite, e continua ad avanzare. Ed io non fermo la mia scarica di gas. A quel punto sopraffatta, devia di lato. Ma la tossina comincia a funzionare. Nella corsa per fuggirmi comincia a perdere l'uso delle zampe, fino a che si rigira sul dorso e comincia a mulinellare inutilmente le zampette per l'aria. La lascio morire in pace, esco dal bagno.
Molto meno coraggiosa, la piattolona si è messa nel angolo. Accucciato davanti a lei, il mio amico sta tentando di ucciderla con il solo spruzzo della bomboletta. Lo fermo, "basta, ora muore, poi l'insetticida costa!". Quando l'ho presa per buttarla nel cestino ancora gli tremava una zampina (patita).

Ovviamente, l'invasione non risparmia gli ambiente pubblici. La piscina del UPV è sotto assedio.
Mi è capitato di vederne 5 nello spogliatoio (vestuario) e spesso, ci divertiamo a giocare ai BayWatch mentre affogano nel acqua della piscina.

Mi sono documentato ed ho scoperto che sono arrivate in Spagna attraverso il porto di Barcellona. Trovando un ambiente simile a quello centroamericano d'origine, si sono espanse in tutta la penisola iberica. Per il momento i Pirenei e il meteo hanno salvato il resto dell'Europa.





Passiamo alla caduta dalle nuvole.
A natale, mi sono fatto regalare dalla mia ragazza uno spazzolino elettrico. Questo monta una batteria ricaricabile performante, ma di breve durata. Nelle istruzioni c'è scritto che ogni tanto bisognerebbe far scaricare completamente la batteria. Beh, una volta l'ho fatto, ma quando ho ripreso lo spazzolino (cepillo)dal caricabatteria questo non partiva. Ho passato una settimana a tentare di farlo funzionare. Poi, scoraggiato, ho chiamto il servizio assistenza che mi ha indicato un officina (taller) in Valencia. Quando ho spiegato al tecnico il problema, questi mi ha a guardato e mi ha detto:
"Ma lei, lo spazzolino, lo pone a caricare acceso o spento ?"
"Eh?"
"Si, perché se lo carica acceso, lui contemporaneamente si scarica."
"Ah, boh, no sé"
Allora lui preme sul pulsante di spegnimento dello spazzolino, e lo lascia 30 sec sul caricatteria. Quando lo riaccendo parte.
Io casco delle nuvole. "Wow, es verdad! Que tonto!"
Insomma, per farlo scaricare l'avevo lasciato acceso, e nelle volte che l'avevo preso in mano non l'avevo mai spento, quindi mai caricato.

Ricordate: spegnete gli spazzolini elettrici, altrimenti non si ricaricano.

Ciao




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lunedì 9 marzo 2009

SALUTE - Prima parte: la sanità spagnola




E'passato del tempo dalla mia migrazione; posso così informare i miei lettori sulle scoperte da me fatte riguardo al paese che mi ospita

Pochi giorni dopo il mio arrivo a Valencia, mi giunge a casa una busta della Adeslas. Dentro trovo una tessera (tarjeta) dorata con incisi il mio nome e la mia professione di borsista (becario) dell'Università Politecnica.
Domando ai miei compagni di lavoro cosa fosse questa tessera. Mi spiegano che quella che ho in mano è la tessera di una compagnia di assistenza sanitaria privata, la Adeslas.

La spagna possiede una politica sanitaria mista, ovvero, ci sono delle compagnie private che offrono dei servizi complementari sotto abbonamento annuo. Questi servizi si collocano nelle situazioni dove la sanità pubblica offre meno soddisfazione: liste di attesa di pochi giorni per le visite specilistiche e le anilisi, grande attenzioni al cliente, ospedalizzazione migliore, ecc...

L'università dove lavoro ha stipulato un abbonamento completo (gold, come la tessera) per tutti i ricercatori da lei contrattati. Poiché sono uno di questi, anche io ho diritto ai miei servizi d'assistenza. In sostanza, mi hanno fornito un libro di nomi dei medici (cuadro medico) da contattare per fissare gli appuntamenti e le analisi. Ovviamente è tutto gratis, tranne nei casi dove c'è una piccola franchigia.

Fortunatamente, non ho avuto ancora modo di sperimentare nessuno dei servizi medici.
Invece, ho colto la palla al balzo per il servizio dentistico di pulizia orale. Anche se, ritornato in laboratorio dopo il dentista, mi hanno informato che anche l'università offre a tutti i suoi studenti la pulizia dentale gratuita presso i suoi laboratori odontoiatrici e infermieristici.

Anche del servizio sanitario pubblico posso dirvi poco (ari-fortunatamente). Sono stato solo pochi minuti al ospedale di Alicante a prendere del ghiaccio per la mia spalla pallanuotistica e per un occhio tumefatto di un compagno di squadra. In questa breve visita ho notato che le strutture sono nuove e ben equipaggiate.

Alla prossima puntata sulla sanità...personale.


ps) Se voi non avete tutte queste facilities dentali, potrete sempre provare il servizio offerto in Ungheria, come ha sperimentato Gustavo.

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